TEA: a che punto è l'editing genetico?

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La Società italiana di genetica agraria le ha chiamate TEA, acronimo di Tecniche di Evoluzione Assistita; ma il resto del mondo non ha un termine specifico, e le fa rientrare nel più vasto raggruppamento delle “nuove tecniche di breeding” o “nuove tecniche genomiche”. Parliamo in buona sostanza di utilizzare le più recenti tecniche di editing genetico, per creare nuove varietà di specie agricole quali riso, mais, vite ecc... Piante geneticamente modificate, dunque, ma con un importante vincolo: le modifiche introdotte devono essere compatibili con la loro evoluzione naturale. Insomma: varietà che l’evoluzione avrebbe potuto produrre da sola per mutazione spontanea di specie già esistenti, o che avremmo potuto ottenere con metodologie di selezione naturale come l’incrocio, seppure con molto tempo e moltissima fortuna. Nel testo di legge del 2023 del parlamento italiano, che ne promuove la sperimentazione in campo a partire da quest’anno, la definizione legale è “organismi prodotti con tecniche di editing genomico mediante mutagenesi sito-diretta o di cisgenesi”. E lo scorso mercoledì 7 Febbraio, il Parlamento europeo ha di fatto approvato per questo tipo di colture un percorso autorizzativo analogo a quello delle nuove cultivar ottenute per vie tradizionali, seppure con controlli rafforzati a valle. Cerchiamo di capire meglio cosa sono queste TEA e cosa ci si sta facendo, con l’aiuto di Mario Pezzotti, ordinario di Genetica agraria all'università di Verona e Commissario straordinario CREA - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.