2. Marcello e il tumore alla prostata

Prima, durante, dopo - A podcast by Corriere della Sera_Produzione

Immaginate di riempire per sei volte lo stadio Olimpico di Roma: 485mila persone. Tanti sono gli italiani vivi, oggi, dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore alla prostata. Più dell’intera popolazione di Bologna, un po’ meno di quella di Genova. Merito, come spiega il dottor Marco Maruzzo (direttore dell’Oncologia 3 all’Istituto Oncologico Veneto di Padova), dei successi ottenuti su più fronti.
Il più importante è quello della diagnosi precoce, per cui ora è possibile scoprire la grande maggioranza dei casi in stadio iniziale, quando le probabilità di guarire sono altissime. Il secondo fronte è quello della ricerca scientifica e delle tante nuove terapie per il carcinoma prostatico in stadio avanzato o metastatico, che consentono di vivere anche un decennio o più con la neoplasia.
A dimostrarlo è la storia di Marcello Cicalini, un musicista di 69 anni che ha scoperto di avere contratto la malattia (la più frequente tra i maschi di età superiore ai 50 anni, arrivando a interessare un italiano su otto) quando era in uno stato già molto avanzato.