Racconti dimenticati: Lo scolaro pallido, Elsa Morante
Italiano con letteratura - A podcast by Nat Tsolak

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Per letture quotidiane iscriviti anche a https://italianoconletteratura.substack.com/ Lo scolaro pallido Il professore insegnava già da vent’anni e la sua vita aveva preso quel ritmo immutabile, al riparo da scosse e da sorprese, che rappresentava un giusto premio alla sua diligenza. Era dimenticato ormai l’entusiasmo dei primi tempi, quando la presenza di un nuovo scolaro significava per lui quasi l’inizio di un’avventura, e il vertiginoso giro dei visi, dei nomi e delle voci lo teneva avvolto in un favoloso mistero, come succede al mago fra le lettere dell’enigma. Era stato in giovinezza uno spirito impetuoso e curioso, disinteressato e ricco di passioni. Ma ora, calmo e metodico, attento alla sua salute e geloso della propria quiete mentale, rinnegava quei tempi. Aveva imparato a considerare la scolaresca null’altro che una macchina nella quale, con lodevole zelo del resto e con criteri accurati, giorno per giorno introduceva il sapere. La sua figura grassotta e rosea, la sua barbetta, i ricci appena grigi, e quella leggera prominenza del ventre sotto la giacca bene abbottonata emanavano nell’insieme un’aria assennata e dignitosa che gli attirava il rispetto universale. La sua giornata consisteva dunque nelle lezioni di cui, si può dire, aveva imparato a memoria fino i toni della propria voce che esponeva sempre le stesse regole con le stesse parole; nei pasti cucinati dalla vecchia cuoca e assaporati ad ora fissa con piacere sempre crescente; in poche bonarie conversazioni coi colleghi al caffè; e nei sonni tranquilli e ininterrotti nel suo letto di celibe. Egli si era, come suol dirsi, costruito intorno il proprio bozzolo e non solo considerava con orrore l’idea di uscirne, ma si educava lentamente ad ignorare fin l’esistenza di una simile idea.