Poema del giorno: Appuntamento a ora insolita, Vittorio Sereni

Italiano con letteratura - A podcast by Nat Tsolak

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La città – mi dico – dove l’ombra quasi piú deliziosa è della luce come sfavilla tutta nuova al mattino… «… asciuga il temporale di stanotte» – ride la mia gioia tornata accanto a me dopo un breve distacco. «Asciuga al sole le sue contraddizioni» – torvo, già sul punto di cedere, ribatto. Ma la forma l’immagine il sembiante – d’angelo avrei detto in altri tempi – risorto accanto a me nella vetrina: «Caro – mi dileggia apertamente – caro, con quella faccia di vacanza. E pensi alla città socialista?». Ha vinto. E già mi sciolgo: «Non arriverò a vederla» le rispondo.                                                         (Non saremo piú insieme, dovrei dire). «Ma è giusto, fai bene a non badarmi se dico queste cose, se le dico per odio di qualcuno o rabbia per qualcosa. Ma credi all’altra cosa che si fa strada in me di tanto in tanto che in sé le altre include e le fa splendide, rara come questa mattina di settembre… giusto di te tra me e me parlavo: della gioia».                       Mi prende sottobraccio. «Non è vero che è rara, – mi correggo – c’è, la si porta come una ferita per le strade abbaglianti. È quest’ora di settembre in me repressa per tutto un anno, è la volpe rubata che il ragazzo celava sotto i panni e il fianco gli straziava, un’arma che si reca con abuso, fuori dal breve sogno di una vacanza.                                                           Potrei con questa uccidere, con la sola gioia…» Ma dove sei, dove ti sei mai persa? «È a questo che penso se qualcuno mi parla di rivoluzione» dico alla vetrina ritornata deserta. Vittorio Sereni da “Gli strumenti umani”, Einaudi, Torino, 1965