Ad alta voce #20: L'isola di Arturo, Elsa Morante
Italiano con letteratura - A podcast by Nat Tsolak

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Notte. Un’ombra della dolce ilarità di pocanzi giocava ancora sulla bocca di mio padre; e io credevo di sentire il suo respiro, continuo e rassicurante come quello del mare. Il presente mi pareva un’epoca perenne, come una festa di fate. La cena era terminata ormai da un pezzo, sebbene noi ci attardassimo a tavola. Mio padre aveva ancora del vino nel bicchiere, e seguitò ancora un poco a scherzare con noi, ma presto se ne stancò. Ogni tanto, si stirava le braccia, o traeva dei grandi sospiri, che in lui non erano segno di tristezza, ma, al contrario, di un piacere d’esistere profondo, e quasi amaro. A un certo punto, fece l’atto di allungare un braccio verso la sposa, per attirarla a sé. Ella si levò in fretta, e si scostò indietro, dicendo che doveva sparecchiare; e vidi riapparire nei suoi tratti quella paura, che sembrava per un poco essersi staccata da lei.