Pnrr, i fondi non vengono spesi e il governo rimodula di nuovo

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Via i progetti irrealizzabili entro la scadenza. Ridimensionamento degli obiettivi impossibili, spostamento degli investimenti a rilento verso altre fonti di finanziamento. Alla scadenza formale del Recovery Plan manca ormai meno di 18 mesi. Con l'arrivo di Raffaele Fitto alla Commissione europea e la delega alla sua attuazione, per l'Italia il problema politico di presentarsi alla scadenza senza rimediare una figuraccia si fa sempre più impellente. Il successore di Fitto al ministero degli Affari europei - Tommaso Foti - per raggiungere l'obiettivo di spendere le risorse chieste entro i tempi stabiliti ha davanti a sé una sfida quasi impossibile: accelerare la spesa ad un ritmo esponenziale, oltre cinque miliardi al mese. L'Italia - il maggior beneficiario in assoluto con la Spagna del primo esperimento di debito europeo - ha chiesto fin qui ben quattro revisioni. Germania, Grecia, Finlandia, Irlanda e Cipro ne hanno presentate tre, altri dieci Paesi due. Foti ha annunciato a questo giornale mercoledì scorso che in marzo presenterà in Parlamento la quinta richiesta di modifica: quasi certamente l'ultima, poi occorrerà sperare nell'inevitabile proroga che Foti nega solo per ragioni di opportunità. Non è nulla di nuovo: se il Pnrr si fermasse qui, la media dei fondi già utilizzati - un terzo del totale - sarebbe la stessa della programmazione ordinaria dei fondi europei. Con un occhio al successo spagnolo, a Palazzo Chigi sanno cosa non ha funzionato del piano italiano: Madrid ha concentrato gli investimenti su meno obiettivi e concentrati verso il sistema produttivo. Il nostro Pnrr - nonostante i tentativi ripetuti di modifica - ha più di 260mila appalti. Una polverizzazione che avvantaggia i piccoli interventi sul territorio e i Comuni, meno le imprese. Basti qui citare il caso del progetto Transizione 4.0, sei miliardi a disposizione per l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni. Secondo le stime che circolano nel settore, fin qui non sarebbero stati accolti progetti per nemmeno un miliardo: colpa delle procedure complicatissime per ottenere i fondi. E così fra Palazzo Chigi e i ministeri si lavora a tessere l'ennesima tela di Penelope.  Il commento è di  Luca Dal Poggetto, Analista di Openpolis esperto di Pnrr.Unicredit compra ancora e supera il 5% in GeneraliNel mezzo del doppio assalto a Commerzbank e a Banco Bpm e a pochi giorni dall uscita allo scoperto su Generali, Unicredit batte le stime del mercato con i risultati del 2024. Nel frattempo il timone resta puntato sulle partite in m&a in corso, a partire da Banco Bpm per cui il ceo Andrea Orcel non esclude un rilancio. E su Generali il banchiere alza il velo: Unicredit ha superato il 5%. Secondo quanto risulta potrebbe essere cresciuta sia la componente in azioni proprie della banca, arrivata nelle scorse settimane al 4,2%, sia il pacchetto di titoli gestito per conto di clienti. La nuova quota sarà annunciata a giorni in base alle tempistiche previste per l acquisto di partecipazioni rilevanti. La banca guidata da Andrea Orcel chiude l esercizio con un utile netto contabile di 9,7 miliardi, in rialzo del 2%, e un utile netto escluse le dta a 9,3 miliardi (+8%). Nel solo quarto trimestre il risultato contabile è stato di 1,97 miliardi e l utile netto di 1,6 miliardi (oltre i 1,44 miliardi il consensus), in calo rispetto agli 1,9 miliardi dello stesso periodo del 2023. Nel settembre scorso Unicredit ha aperto il consolidamento italiano ed europeo acquisendo il 9% di Commerzbank, di cui poi è salita fino al 28% con derivati. In novembre l istituto ha poi lanciato un ops da 10,1 miliardi su Banco Bpm a un concambio di 0,175 azioni Unicredit per ogni titolo Banco Bpm. La terza mossa è stata annunciata negli ultimi giorni con l acquisto del 4,1% in Generali. La quota potrebbe essere messa in palio nelle prossime settimane in vista dell assemblea che l 8 maggio sarà chiamata a rinnovare il cda della compagnia. Ne parliamo con Alberto Grassani. Sole 24 ore.Il mondo ha perso la bussola - Terzo rapporto sul mondo postglobaleOggi alle 17.30 nella sede di Confindustria Como, in collaborazione con Intesa Sanpaolo è stato presentato il terzo Rapporto sul mondo postglobale intitolato "Il mondo ha perso la bussola", a cura del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi.Quali sono, se ancora ci sono, i punti cardinali per orientarsi nel caos del mondo postglobale? Il terzo Rapporto del Centro Einaudi prova a esplorare i possibili scenari in un mondo sempre più complesso e imprevedibile. E offre un analisi delle grandi trasformazioni globali, con particolare attenzione alle elezioni del 2024 in 64 Paesi, che hanno coinvolto quasi metà della popolazione adulta mondiale e il 60% del PIL globale. Discute inoltre della necessità di riconnettere i mercati finanziari all economia reale e del concetto di antifragilità, ovvero la capacità di adattarsi nell incertezza. Interviene al microfono di Sebastiano Barisoni Mario Deaglio, docente emerito Economia Internazionale Università di Torino.