MILAN-LIVERPOOL 3-3 ||| Champagne e follia a ISTANBUL

Cronache Stories - A podcast by Cronache di spogliatoio - Lunedì

Istanbul.  Per un tifoso del Milan questa parola ha perso il suo reale significato. Non c’entra niente con la Turchia, né con Bisanzio, Costantinopoli o l’Impero romano d’Oriente, quando viene nominata nessuno pensa nemmeno per un istante al Grande Bazar o al Ponte sul Bosforo. Istanbul significa sconfitta, vuol dire la più grande delusione di una vita intera.   Il 25 maggio 2005, allo stadio Ataturk, si è giocata la finale di Champions League più incredibile della storia. Molto più anche di quella di Barcellona del ’99 tra Manchester United e Bayern Monaco, quando Sheringham e Solskjaer ribaltarono i tedeschi nei minuti di recupero.  Ci sono eventi che segnano le nostre vite, che restano in affitto in qualche stanza della memoria. Ognuno di noi, che sia milanista o meno, sa esattamente dov’era quella sera. Tutti abbiamo un ricordo legato a Istanbul.  Di fronte alla sceneggiatura di Milan-Liverpool anche il regista più sadico e geniale resterebbe a bocca aperta. E il risultato, 3-3 con rimonta dei Reds in 6 minuti, sarebbe solo il titolo un po’ clickbait per attirare il pubblico in sala. A rendere quella finale la più epica e dolorosa della storia del calcio, sono gli episodi, i singoli gesti umani e tecnici. Milan-Liverpool è una tragedia greca cruda e vera, e a distanza di 15 anni l’unico modo per raccontarla è studiando le testimonianze di chi quella notte era in campo e ha avuto il coraggio di parlare. Di chi a fine primo tempo ha percorso l’infinito tunnel che porta agli spogliatoi dello stadio Ataturk da eroe ed è risalito da sconfitto. E di chi aveva perso ogni residua speranza, ma ha dormito accanto alla coppa. Questo è Istanbul, questo è Milan-Liverpool.