Mondrian, De Stijl e il Neoplasticismo
Arte Svelata - A podcast by Arte Svelata
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Versione audio: In Europa, durante la Prima guerra mondiale, il centro della creatività artistica si spostò dalla Francia e dalla Germania ai paesi rimasti neutrali. A Leida, in Olanda, un gruppo di pittori, scultori, grafici e architetti, tra cui Théo Van Doesburg (1883-1931), Piet Mondrian (1872-1944), Pieter Oud, Gerrit Rietveld Gherrit Ritfeld e Cornelis Van Eesteren, fondarono, nel 1917, il movimento De Stijl, che prese il nome dalla rivista omonima «De Stijl» (1917-32), in olandese ‘Lo stile’, fondata come organo ufficiale di divulgazione. Il gruppo, che raccolse in breve tempo le migliori energie pittoriche europee orientate verso l’Astrattismo, promosse un nuovo rigoroso linguaggio astratto, definito Neoplasticismo, fondato sull’uso esclusivo di rette in combinazione con il bianco, il nero e i colori primari. Una ricerca di ordine Proposito degli artisti neoplastici fu quello di definire un linguaggio comune a tutte le arti e di contribuire al rinnovamento dell’arte e della società. Senza dubbio, il vocabolario rigorosamente formalista del movimento rifletteva un acuto bisogno di ordine, in un mondo caotico sconvolto dall’irrazionalità della guerra. Il Neoplasticismo si oppose, infatti, a qualsiasi forma di individualità espressiva e propose un’arte quanto più possibile astratta, nel senso che non doveva rappresentare proprio nulla, né la natura, né la realtà, né i sentimenti dell’artista: l’arte si identificava unicamente con sé stessa. «Quando il pubblico è in ritardo rispetto all’arte», leggiamo nel primo numero della rivista «De Stijl», «è compito degli uomini di mestiere risvegliare nei profani il sentimento del bello. L’artista […] ha una doppia missione da compiere. Innanzi tutto, produrre opere d’arte plasticamente pure; poi rendere il pubblico disponibile a quest’arte pura». L’arte neoplastica, insomma, nacque con un dichiarato intento educativo, come uno strumento che avrebbe potuto contribuire a migliorare il mondo. Blaue Reiter A differenza del gruppo espressionista tedesco Blaue Reiter, o Cavaliere azzurro, che nei suoi pochi anni di attività, guidato da Kandinskij, sostenne l’Astrattismo degli impulsi lirici, guidato da un’ispirazione romantica (intesa come effusione dello spirito), la pittura neoplastica del gruppo De Stijl si caratterizzò per il rigore intellettuale ed il ricorso alla regola ferrea della geometria, necessaria a superare il fluttuare delle passioni, dei turbamenti e delle incertezze sentimentali. Tra queste due posizioni, che in fondo rappresentano le tendenze fondamentali dell’Astrattismo novecentesco, cogliamo una differenza molto profonda: nella prima pittura di Kandinskij emerge una ripulsa (chiaramente espressionistica) del Positivismo; l’arte neoplastica invece, ispirata alla perfezione delle leggi matematiche, richiama costantemente lo scientismo. Furono proprio le regole rigidissime che gli artisti di De Stijl s’erano imposti, a causare, nel 1924, la dissoluzione del gruppo. Mondrian, il primo ad abbandonare il movimento che pure aveva contribuito a fondare, non accettò la deviazione stilistica nell’arte dell’amico Van Doesburg, che si era dimostrato, a suo parere, troppo sensibile all’influenza delle Avanguardie russe. Van Doesburg, infatti, aveva inserito nei suoi progetti le diagonali: elementi dinamici che spezzavano l’equilibrio delle composizioni e introducevano una marcata componente ritmica. La rivista, comunque, continuò le sue pubblicazioni sino al 1932. L’astrattismo di Mondrian Piet Mondrian esordì come pittore figurativo accostandosi con interesse prima alla poetica espressionista e poi a quella cubista. Tra i fondatori di De Stijl, egli aderì al Neoplasticismo sin dal 1917, con le sue prime Composizioni totalmente prive di riferimenti al reale e sostanzialmente composte da rettangoli colorati. Fu, tuttavia, a partire dal 1920 che, attraverso i suoi articoli (raccolti in seguito nel volume Il Neoplastici...