La Deposizione del Pontormo
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Versione audio: Nel 1525, a Firenze, il banchiere Ludovico Capponi incaricò il pittore Jacopo Carucci (1494-1556), detto Pontormo dal nome del suo luogo di nascita (Pontormo, presso Empoli), allievo di Andrea del Sarto e amico di Rosso Fiorentino, di decorare integralmente la propria cappella di famiglia nella Chiesa di Santa Felicita in Oltrarno. L’artista, in due anni di lavoro, affrescò la volta con la figura di Dio Padre, purtroppo perduta, i pennacchi con i quattro evangelisti e una parete con l’Annunciazione. Per la parete principale realizzò, invece, una grande pala d’altare con la Deposizione. La Deposizione del Pontormo Secondo le indicazioni dello stesso committente, quest’ultima avrebbe dovuto affrontare il tema della morte che viene riscattata dalla resurrezione di Cristo. A dispetto del titolo, invece, la Deposizione di Pontormo affronta il tema del trasporto di Cristo al sepolcro. Nella scena, infatti, è assente la croce. Gesù è sostenuto da due biondissimi giovani dolenti; in secondo piano, la Madonna, circondata dalle pie donne, sembra colta sul punto di svenire. Secondo la tradizione, Pontormo si ritrasse nell’angolo superiore destro della tavola, mentre si allontana guardando l’osservatore. L’omaggio a Michelangelo La Deposizione di Pontormo è forse l’omaggio più convinto che l’artista volle rendere alla pittura di Michelangelo. L’aspetto marcatamente michelangiolesco risiede essenzialmente nelle scelte cromatiche: i colori aciduli e cangianti usati dal Pontormo (azzurri, rossi, rosa, verdi teneri, arancioni e grigi malva) sono infatti gli stessi che Michelangelo aveva utilizzato per il Tondo Doni e per la Volta della Sistina. L’invenzione compositiva L’invenzione compositiva è invece decisamente più originale: la struttura dell’immagine si snoda dalla figura femminile in alto a sinistra proseguendo verso il basso, lungo il corpo di Cristo, e risalendo sino alla testa dell’ultima figura femminile in cima, per chiudersi in un ovale. Questa curva fonde due movimenti, uno discendente che simboleggia la morte, l’altro ascendente che richiama la resurrezione. Nel perimetro del dipinto si comprimono la Vergine e il Cristo, le pie donne, i due giovani uomini che tengono il corpo deposto e l’enigmatica figura maschile sulla destra. Bizzarrie artistiche Com’era solito fare con le sue opere, Pontormo si prese, in quest’opera, molte libertà artistiche, utilizzando un linguaggio pittorico assai originale e singolare. I personaggi non sembrano davvero trovarsi né in cielo né in terra, anche se scorgiamo l’uno e l’altra: rimangono sospesi a librarsi in una sorta di vuoto e angosciante antispazio. Tutto nella tavola appare incerto, instabile, precario, transitorio. I ragazzi che sorreggono il Cristo, così in equilibrio sulle punte dei piedi, hanno una posizione improponibile nella realtà e per quanto si sforzino a mantenere quella salma così massiccia sembrano destinati a perderla di mano; la Madonna sviene cadendo dalla parte opposta rispetto al figlio e non sembra che qualcuno sia pronto a sostenerla. Tutti i personaggi hanno la bocca socchiusa: s’immagina facilmente che intorno al Cristo morto si levi un monotono coro di lamenti. Non si può dire che i protagonisti della tragedia soffrano o si affliggano; sono, piuttosto, traumatizzati, svuotati di ogni sentimento, privati di qualunque soffio di energia.