La Civiltà Nuragica e i Giganti di Mont’e Prama

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Versione audio: Durante l’età del bronzo (1700 a.C. circa), si affermò in Sardegna una civiltà guerriera, organizzata secondo un sistema tribale che risaliva al Neolitico: la cosiddetta civiltà nuragica, che fiorì sino al II secolo a.C., quindi in piena epoca romana. Questa civiltà, sicuramente la più importante fra quelle di età preistorica in Italia, prende il nome dalle sue tipiche abitazioni-fortezza, i nuraghi (detti anche nuraghes o nuraxis in sardo). La Civiltà Nuragica e i Giganti di Mont’e Prama. Ma il patrimonio architettonico lasciatoci in eredità dalla Sardegna preistorica, inclusa quella prenuragica, è veramente impressionante: oltre alle circa 7000 torri nuragiche, semplici o complesse, si contano 3500 domus de janas (“case delle fate”, tombe preistoriche neolitiche scavate nella roccia), gruppi di menhir e menhir isolati (is perdas fittas, “le pietre fitte”), dolmen, le cosiddette Tombe dei Giganti, che sono imponenti costruzioni a base rettangolare absidata costituite di grossi blocchi di pietra, alcuni templi e infine muraglie, pozzi e opere idrauliche. I nuraghi I più antichi nuraghi risalgono al II millennio a.C. ma il maggior numero di questi edifici è databile tra il 1500 e il 1100 a.C. Oggi ne rimangono circa 7000 ma si ipotizza che in passato fossero più di 20.000. I nuraghi sono tra i monumenti megalitici più grandi e meglio conservati d’Europa. Si tratta di torri dalla forma tronco-conica, alte fino a 20 metri e con un diametro esterno di 30-50 metri alla base. Le mura che le compongono, molto poderose e con uno spessore di 4 o 5 metri, sono costruite a secco, cioè senza l’utilizzo di malte per legare i singoli elementi. Sono formate da anelli concentrici e sovrapposti di grossi blocchi di pietra sommariamente squadrati, aggettanti progressivamente verso l’interno. I villaggi nuragici I nuraghi più antichi erano formati da un’unica torre, generalmente a un solo ambiente; in seguito, divennero costruzioni più complesse. Il progressivo addossarsi di molti edifici minori alla torre principale finì per dare vita a vere e proprie aree fortificate, dette villaggi nuragici (o castelli nuragici), poste (secondo gran parte degli studiosi) in posizione strategica, al fine di controllare il territorio circostante e accogliere, in caso di pericolo, gli abitanti delle zone limitrofe. Non si esclude tuttavia che i nuraghi, o alcuni di essi, siano stati destinati al culto religioso o adottati come cimiteri. È certo che questi edifici vennero ampiamente utilizzati anche in seguito, persino dai Cartaginesi e dai Romani, e furono pertanto ingranditi e modificati nel tempo. Santu Antine Il Nuraghe di Santu Antine (o Sant’Antine) di Torralba risale al XV secolo a.C. Il suo villaggio nuragico, solo in parte emerso con gli scavi, mostra chiaramente che le capanne furono abitate ancora in età romana, subendo alcune modifiche strutturali. Il corpo architettonico principale, frutto di un progetto unitario, era un tempo costituito da una costruzione a base triangolare equilatera sul cui centro svettava la torre centrale, alta in origine oltre 25 metri. Ai tre angoli si trovavano ulteriori torri laterali, distanti fra loro circa 42 metri. Corridoi e scale consentivano di raggiungere ambienti e silos, destinati a conservare le derrate alimentari, e anche un sistema di pozzi. Della torre centrale si conservano integralmente solo la prima e la seconda camera, coperte a pseudocupola, un tipo di volta assai diffuso nel Mediterraneo (lo ritroviamo anche nelle tholos micenee) ottenuta sovrapponendo cerchi concentrici di pietre dal diametro progressivamente più piccolo. Ampi spazi vuoti all’interno delle murature di sostegno avevano la funzione di alleggerire il peso complessivo delle masse murarie. Su Nuraxi Il più importante e spettacolare complesso nuragico della Sardegna è quello di Su Nuraxi presso Barumini, a circa 60 chilometri da Cagliari.