Il Vittoriano, il Palazzaccio e l’Eclettismo ottocentesco in Italia
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Versione audio: Il XIX secolo, a partire dal decennio 1840-50, fu segnato da uno straordinario sviluppo della città. Tale fenomeno di modernizzazione urbana interessò prioritariamente le grandi metropoli europee, le capitali, i centri industriali e in particolare Parigi e Vienna. Si aprirono nuove e grandi strade, talvolta sacrificando interi quartieri di epoca medievale, si demolirono ampi tratti delle antiche mura, i centri storici furono ristrutturati. Una nuova architettura per le città moderne Lo sviluppo del trasporto urbano a uso pubblico e l’estensione delle reti ferroviarie portò alla costruzione di nuove stazioni; furono creati parchi urbani e si progettarono nuovi quartieri in aree periferiche. Il fenomeno delle Esposizioni Universali costituì uno stimolo straordinario per lo sviluppo delle città ospitanti, costrette ad adeguare le proprie strutture per accogliere i milioni di visitatori, e offrì l’occasione di nuove stimolanti sperimentazioni architettoniche, che si espressero soprattutto nelle originali tipologie edilizie dei padiglioni espositivi. Materiali come il ferro e il vetro furono adottati per le costruzioni moderne, mentre negli Stati Uniti l’adozione del cemento armato portò alla nascita del grattacielo, che sarebbe diventato l’edificio principe del XX secolo in tutto l’Occidente L’Eclettismo In tale contesto storico e culturale, le accademie faticarono a stare al passo; le sperimentazioni architettoniche degli artisti legati al culto della tradizione si risolsero spesso nel recupero di stili, motivi, soluzioni distributive del passato, talvolta combinati fra loro con l’intento di creare un nuovo senso di monumentalità. Tale fenomeno è noto come Eclettismo. Anche l’Italia, finalmente unita dopo un secolo di guerre, allineò l’architettura agli influssi che venivano dall’estero, conferendo ai monumenti più rappresentativi una dignità europea. Importanti interventi urbanistici interessarono le città di Torino, Firenze e soprattutto Roma, eletta a nuova capitale del giovane Stato unitario. Il Vittoriano Quando nel 1878 morì Vittorio Emanuele II, predecessore di Umberto, si decise di dedicargli a Roma un monumento grandioso. Il concorso internazionale fu bandito dopo due anni. La partecipazione degli architetti (che presentarono quasi trecento progetti) risultò numerosa ma poche e deludenti furono le idee. Nel 1882 si bandì nuovamente il concorso; nel frattempo era stata scelta l’area dell’intervento (l’altura settentrionale del colle capitolino sull’asse del Corso) e il tema dell’opera: una «statua equestre con fondo architettonico e opportune scalee». Il progetto vincente fu infine quello di Giuseppe Sacconi (1854-1905) che realizzò il suo Monumento a Vittorio Emanuele II, poi denominato Vittoriano, fra il 1885 e il 1911. Il linguaggio architettonico del Sacconi esplorava un classicismo rivisitato in chiave ellenizzante, contaminato da motivi neorinascimentali. Il monumento è un esempio perfetto di Eclettismo italiano, in quanto risultato di una spregiudicata commistione di elementi, tratti dall’Altare di Pergamo e dal Santuario di Palestrina per la parte architettonica e dal Partenone e dall’Ara Pacis per la decorazione plastica. La statua equestre in bronzo, dedicata a Vittorio Emanuele II, venne ideata da Enrico Chiaradia nel 1889 e completata e posta in opera, alla morte di questi, da Emilio Gallori, tra il 1907 e il 1910. L’Altare della Patria Il Vittoriano include l’Altare della Patria, posto sulla sommità della scalinata d’ingresso e centro emblematico dell’edificio, con la scultura della Dea Roma, mostrata come un’Atena dea della sapienza, opera di Angelo Zanelli. L’Altare della Patria ospita, a sua volta, il Sacello del Milite Ignoto. Vi fu infatti sepolto, nel 1921, il corpo di un soldato italiano morto durante la Prima guerra mondiale, irriconoscibile a causa delle terribili ferite riportate.