Che succede alla Cina dopo la fine del miracolo economico - con Alessia Amighini

Appunti - di Stefano Feltri - A podcast by Stefano Feltri

Nel 2019 il governo Conte I decide l’adesione dell’Italia alla più importante iniziativa di politica estera e marketing nazionale della Cina: la Via della Seta, Belt and Road Initiative. Perché? Con quali obiettivi?Non è mai stato molto chiaro, di sicuro le promesse di boom commerciali erano infondate.L’economista Alessia Amighini ha osservato che, anzi, dal punto di vista commerciale l’Italia ci ha soltanto rimesso, se si osservano i flussi bilaterali.A fine 2022 le esportazioni in Cina sono salite di poco rispetto al 2019, da 14,5 miliardi a 18,6 mentre le importazioni sono quasi raddoppiate, da 34,5 miliardi a 65,8 miliardi.Il risultato è che il deficit commerciale dell’Italia verso la Cina è passato da -20,9 miliardi di dollari a -47,3 miliardi.Anche gli investimenti esteri della Cina in Italia sono scesi da 650 milioni nel 2019 a 20 milioni nel 2022.Quindi, la Via della Seta non è servita a niente all’Italia, ma l’accordo è stato comunque importante per la Cina, perché Pechino in questi anni ha potuto annoverare un unico paese del G7 tra i suoi partner diplomatici. Cioè l’Italia.Dal 2019 però il mondo da allora è cambiato e per l’Italia non ha più senso trovarsi allineata con un paese sempre più assertivo in politica internazionale come la Cina, tra l’altro non allineata con Nato, Stati Uniti e Ue nel condannare l’aggressione della Russia all’Ucraina.Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha annunciato l’apertura di un’indagine sui sussidi cinesi al mercato delle auto elettriche che si preparano a invadere il mercato europeo. Mentre sia Stati Uniti che Unione europea riducono le esportazioni di microchip verso la Cina, in una guerra fredda tecnologica che ha l’obiettivo dichiarato di rallentare lo sviluppo cinese in campi cruciali come l’intelligenza artificiale.Il governo di Giorgia Meloni ha quindi già annunciato l’imminente disdetta dell’accordo, che è tra Stati e non tra governi, dunque è sopravvissuto al succedersi dei vari esecutivi ma allo scadere di cinque anni bisogna dare conferma o disdetta.Rompere il rapporto fondato sulla Via della Seta non basterà però a isolare l’Italia dalla Cina, perché la fragilità del suo modello di sviluppo è ormai un’incognita per l’intera economia mondiale.Per anni il governo di Pechino e le amministrazioni locali hanno fondato la crescita sa su una bolla immobiliare sostenuta dal debito pubblico. Ma adesso questo miracolo apparente sta finendo. Con conseguenze imprevedibili.Di tutto questo ho parlato nel nuovo episodio del podcast Appunti proprio con Alessia Amighini, la mia esperta di riferimento sulle questioni cinesi. Alessia è un’economista, insegna all’Università del Piemonte Orientale, è co-head dell’Asia Centre e Senior Associate Research Fellow dell’Ispi, insegna anche alla Cattolica di Milano e per il think tank Bruegel cura, tra l’altro, un database aggiornatissimo sui dati economici più rilevanti nei rapporti tra Ue e Cina. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices